Semiramide, Parigi, Quillau, 1755, II

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
  Sala regia illuminata in tempo di notte. Varie credenze intorno con vasi trasparenti. Gran mensa imbandita nel mezzo con quattro sedili intorno ed una sedia in faccia.
 
 SIBARI e poi IRCANO con spada nuda
 
 SIBARI
 Ministri, al re sia noto
 che già pronta è la mensa. (E beva in questa (Parte una
 guardia)
 Scitalce la sua morte. È troppo il colpo
430necessario per me; scoprir potrebbe
 la sua voce, il mio scritto
 quanto Sibari un dì finse in Egitto).
 Dove signor? Qual ira (Ad Ircano)
 t'arma la destra?
 IRCANO
                                  Io vuo' Scitalce estinto.
435Additami dov'è.
 SIBARI
                                 Ma che pretendi?
 IRCANO
 In braccio alla sua sposa
 trafiggere il rival.
 SIBARI
                                   Taci, se brami
 vederlo estinto. Il tuo furor potrebbe
 scomporre un mio disegno.
 IRCANO
                                                    Io non t'intendo;
440corro a svenarlo; e poi
 mi spiegherai l'arcan. (In atto di partire)
 SIBARI
                                            Senti. (Ah conviene
 tutto scoprir). Poss'io di te fidarmi?
 IRCANO
 Parla.
 SIBARI
              Per odio antico
 Scitalce è mio nemico. Ed io... ma taci,
445preparai la sua morte.
 IRCANO
                                           E come?
 SIBARI
                                                             È certo
 che Scitalce è lo sposo. A lui Tamiri
 dovrà, come è costume,
 il primo nappo offrir. Per opra mia
 questo sarà d'atro veleno infetto.
 IRCANO
450Mi piace. E se m'inganni?
 SIBARI
                                                  Ecco il veleno. (Gli mostra un
 picciol vaso)
 Se nol porgo al rival passami il seno.
 IRCANO
 Saggio pensiero! Io, tel confesso amico,
 te ne invidio l'onore.
 SIBARI
                                         Il re s'appressa.
 T'accheta.
 
 SCENA II
 
 SEMIRAMIDE, TAMIRI, MIRTEO, SCITALCE, seguiti da paggi e cavalieri, e detti
 
 SEMIRAMIDE
                      Ecco o Tamiri
455dove gli altrui sospiri
 attendono da te premio e mercede.
 (Io tremo e fingo).
 TAMIRI
                                     Ogni misura eccede
 la real pompa.
 MIRTEO
                             E nella reggia assira
 non s'introdusse mai
460con più fasto il piacere.
 SEMIRAMIDE
                                             Al nuovo sposo (A Scitalce)
 io preparai la fortunata stanza
 pegno dell'amor mio.
 SCITALCE
                                          (Finge costanza).
 Ah se quello foss'io
 chi più di me saria felice?
 SEMIRAMIDE
                                                  (Ingrato!)
 IRCANO
465Come mai del tuo fato (A Scitalce)
 puoi dubitar? Saggia è Tamiri e vede
 che il più degno tu sei.
 MIRTEO
                                            Che ascolto! Ircano
 chi mai ti rese umano?
 Dov'è il tuo foco e l'impeto natio?
 IRCANO
470Comincio, amico, ad erudirmi anch'io.
 TAMIRI
 Così mi piaci.
 MIRTEO
                             È molto.
 SCITALCE
                                               Io non intendo (A Tamiri e a
 Semiramide)
 se da senno o per gioco
 parla così.
 IRCANO
                      (M'intenderai fra poco).
 SEMIRAMIDE
 Più non si tardi. Ognuno
475la mensa onori e intanto
 misto risuoni a liete danze il canto. (Dopo seduta nel mezzo
 Semiramide siedono alla destra di lei Tamiri e poi Scitalce,
 alla sinistra Mirteo, poi Ircano. Sibari è in piedi appresso
 Ircano)
 CORO
 
    Il piacer, la gioia scenda
 fidi sposi al vostro cor;
 
    Imeneo la face accenda,
480la sua face accenda Amor.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Fredda cura, atro sospetto
 non vi turbi e non v'offenda;
 e d'intorno al regio letto
 con purissimo splendor...
 
 CORO
 
485   Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 PARTE DEL CORO
 
    Sorga poi prole felice
 che ne' pregi ugual si renda
 alla bella genitrice,
490all'invitto genitor.
 
 CORO
 
    Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 PARTE DEL CORO
 
    E se fia che amico nume
 lunga età non vi contenda,
495a scaldar le fredde piume,
 a destarne il primo ardor...
 
 CORO
 
    Imeneo la face accenda,
 la sua face accenda Amor.
 
 SEMIRAMIDE
 In lucido cristallo aureo liquore,
500Sibari, a me si rechi.
 SIBARI
                                         (Ardir mio core). (Va a prender la
 tazza e vi pone destramente il veleno)
 IRCANO
 (Il colpo è già vicino).
 SEMIRAMIDE
                                          (Oh dio! S'appressa
 il momento funesto).
 TAMIRI
 (Che gioia!)
 SCITALCE
                          (Che sarà?)
 MIRTEO
                                                  (Che punto è questo!)
 SIBARI
 Compito è il cenno. (Posa la sottocoppa con la tazza avanti a
 Semiramide e va a lato d’Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                       Or prendi,
505Tamiri, e scegli. Il sospirato dono (Dà la tazza a Tamiri)
 presenta a chi ti piace;
 e goda quegli il grande acquisto in pace.
 TAMIRI
 Principi il dubbio, in cui finor m'involse
 l'uguaglianza de' merti,
510discioglie il genio e non offende alcuno,
 se al talamo ed al trono
 l'uno o l'altro solleva;
 ecco lo sposo e il re; Scitalce beva. (Posa la tazza avanti a
 Scitalce)
 SEMIRAMIDE
 (Io lo previdi).
 MIRTEO
                              (Oh sorte!)
 SCITALCE
515(Ah qual impegno!)
 SIBARI
                                       (Or s'avvicina a morte).
 IRCANO
 Via Scitalce, che tardi? Il re tu sei.
 SCITALCE
 (E deggio in faccia a lei
 annodarmi a Tamiri?)
 TAMIRI
 Egli è dubbioso ancora. (A Semiramide)
 SEMIRAMIDE
520Alfin risolvi.
 SCITALCE
                          E Nino
 lo comanda a Scitalce?
 SEMIRAMIDE
                                            Io non comando;
 fa' il tuo dover.
 SCITALCE
                               Sì lo farò. (L'ingrata
 si punisca così). D'ogni altro amore
 mi scordo in questo punto... Ah non ho core. (Volendo bere
 e poi si arresta)
525Porgi a più degno oggetto
 il dono, o principessa, io non l'accetto. (Posa la tazza)
 TAMIRI
 Come!
 SIBARI
                (Oh sventura!)
 IRCANO
                                              E lei ricusi allora
 che al regno ti destina? (A Scitalce)
 Non s'offende in tal guisa una regina.
 SEMIRAMIDE
530Qual cura hai tu, se accetta
 o se rifiuta il dono? (Ad Ircano)
 MIRTEO
 Lascialo in pace.
 IRCANO
                                 Io sono (A Semiramide)
 difensor di Tamiri. E tu non devi (A Scitalce)
 la tazza ricusar, prendila e bevi.
 TAMIRI
535Principe, invan ti sdegni; ei col rifiuto (Ad Ircano)
 non me, sé stesso offende;
 e al demerito suo giustizia rende.
 IRCANO
 No no, voglio ch'ei beva.
 TAMIRI
                                               Eh taci. Intanto
 per degno premio al tuo cortese ardire
540l'offerta di mia mano
 ricevi tu con più giustizia Ircano. (In atto di dare la tazza ad
 Ircano)
 IRCANO
 Io!
 TAMIRI
         Sì, con questo dono
 te destino al mio trono, all'amor mio.
 IRCANO
 Sibari che farò? (Piano a Sibari)
 SIBARI
                                 Mi perdo anch'io. (Piano ad Ircano)
 TAMIRI
545Perché taci così? Forse tu ancora
 vuoi ricusarmi?
 IRCANO
                                No, non ti ricuso.
 T'amo... Vorrei... Ma temo... (Io son confuso).
 SEMIRAMIDE
 Principe tu non devi
 un momento pensar, prendila e bevi.
550Troppo il rispetto offendi
 a Tamiri dovuto.
 MIRTEO
 Ma parla.
 TAMIRI
                     Ma risolvi.
 IRCANO
                                           Ho risoluto. (S’alza e prende la tazza)
 Vada la tazza a terra. (Getta la tazza)
 SCITALCE
 E qual furore insano...
 IRCANO
555Così riceve un tuo rifiuto Ircano.
 TAMIRI
 Dunque ridotta io sono
 a mendicar chi le mie nozze accetti?
 Dunque per oltraggiarmi
 in Assiria veniste? Il mio sembiante
560è deforme a tal segno
 che a farlo tollerar non basta un regno?
 SEMIRAMIDE
 È giusta l'ira tua.
 MIRTEO
                                  Dell'amor mio
 dovresti, o principessa...
 TAMIRI
                                               Alcun d'amore (S’alza e seco tutti)
 più non mi parli. Io sono offesa e voglio
565punito l'offensor. Scitalce mora.
 Ei col primo rifiuto
 il mio dono avvilì. Chi sua mi brama
 a lui trafigga il petto;
 venga tinto di sangue ed io l'accetto.
 
570   Tu mi disprezzi ingrato (A Scitalce)
 ma non andarne altero;
 trema d'aver mirato
 superbo il mio rossor.
 
    Chi vuol di me l'impero
575passi quel core indegno.
 Voglio che sia lo sdegno
 foriero dell'amor. (Parte)
 
 SCENA III
 
 SEMIRAMIDE, SCITALCE, MIRTEO, IRCANO e SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
 (Il mio bene è in periglio
 per essermi fedel).
 IRCANO
                                      Scitalce, andiamo;
580all'offesa Tamiri
 il dono offrir della tua testa io voglio.
 SCITALCE
 Vengo e di tanto orgoglio
 arrossir ti farò. (In atto di partire con Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                (Stelle che fia!)
 MIRTEO
 Arrestatevi olà, l'impresa è mia.
 IRCANO
585Io primiero al cimento
 chiamai Scitalce.
 MIRTEO
                                  Io difensor più giusto
 son di Tamiri.
 IRCANO
                             Ella di te non cura
 né mai ti scelse.
 MIRTEO
                                Ella ti sdegna offesa
 dal tuo rifiuto.
 IRCANO
                              E tu pretendi...
 MIRTEO
                                                            E vuoi...
 SCITALCE
590Tacete, è vano il contrastar fra voi.
 A vendicar Tamiri
 venga Ircano, Mirteo, venga uno stuolo;
 solo io sarò né mi sgomento io solo. (In atto di partire)
 SEMIRAMIDE
 Fermati. (Oh dio!)
 SCITALCE
                                     Che chiedi?
 SEMIRAMIDE
                                                             In questa reggia,
595sugli occhi miei Tamiri
 il rifiuto soffrì. Prima d'ogn'altro
 io son l'offeso e pria d'ogni altro io voglio
 l'oltraggio vendicar; qui prigioniero
 resti Scitalce e qui deponga il brando.
600Sibari, sia tuo peso
 la custodia del reo.
 SCITALCE
                                     Come!
 SIBARI
                                                    Che intendo!
 SEMIRAMIDE
 (Così non mi paleso e lo difendo).
 SCITALCE
 Ch'io ceda il brando mio?
 SEMIRAMIDE
 Non più, così comando, il re son io.
 SCITALCE
605Così comandi e parli
 a Scitalce così? Colpa sì grande
 ti sembra il mio rifiuto? Ah troppo insulti
 la sofferenza mia; qui potrei farti
 forse arrossire...
 SEMIRAMIDE
                                 Olà t'accheta e parti.
 SCITALCE
610Ma qual perfidia è questa! Ove mi trovo!
 Nella reggia d'Assiria o fra i deserti
 dell'inospita Libia? Udiste mai
 che fosse più fallace
 il Moro infido o l'Arabo rapace?
615No no; l'Arabo, il Moro
 han più idea di dovere,
 han più fede tra loro anche le fiere. (Getta la spada)
 
    Voi che le mie vicende,
 voi che i miei torti udite
620fuggite, sì fuggite,
 qui legge non s'intende,
 qui fedeltà non v'è.
 
    E puoi tiranno, e puoi (A Semiramide)
 senza rossor mirarmi?
625Qual fede avrà per voi
 chi non la serba a me? (Parte con Sibari)
 
 SCENA IV
 
 SEMIRAMIDE, IRCANO e MIRTEO
 
 SEMIRAMIDE
 (Conoscerai fra poco
 che son pietosa e non crudel).
 MIRTEO
                                                        Perdona,
 signor, s'io troppo ardisco. Il tuo comando
630Scitalce a un punto e la mia speme oltraggia.
 IRCANO
 Perché mi si contende
 il trionfar di lui?
 SEMIRAMIDE
                                  Chi mai t'intende?
 Or Tamiri non curi ed or la brami.
 MIRTEO
 Ma tu l'ami o non l'ami?
 IRCANO
635Nol so.
 SEMIRAMIDE
                Se amavi allor, come in te nacque
 d'un rifiuto il desio?
 IRCANO
                                        Così mi piacque.
 MIRTEO
 Se ti piacque così, perché la pace
 or mi vieni a turbar?
 IRCANO
                                         Così mi piace.
 MIRTEO
 Strano piacer! Dell'amor mio ti fai
640rivale, Ircano, ed il perché non sai!
 IRCANO
 Quante richieste! Alfine
 che vorreste da me?
 SEMIRAMIDE
                                        Da te vorrei
 ragion dell'opre tue.
 MIRTEO
                                        Saper desio
 qual core in seno ascondi.
 SEMIRAMIDE
645Spiegati.
 MIRTEO
                    Non tacer.
 SEMIRAMIDE
                                         Parla.
 MIRTEO
                                                      Rispondi.
 IRCANO
 
    Saper bramate
 tutto il mio core?
 Non vi sdegnate,
 lo spiegherò.
 
650   Mi dà diletto
 l'altrui dolore;
 perciò d'affetto
 cangiando vo.
 
    Il genio è strano,
655lo veggo anch'io;
 ma tento invano
 cangiar desio,
 l'istesso Ircano
 sempre sarò. (Parte)
 
 SCENA V
 
 SEMIRAMIDE e MIRTEO
 
 MIRTEO
660Vedi quanto son io
 sventurato in amore. Un tal rivale
 a me si preferisce.
 SEMIRAMIDE
                                     A tuo favore
 tutto farò. Ti bramerei felice.
 MIRTEO
 Come goder mi lice
665la tua pietà?
 SEMIRAMIDE
                          Ti maravigli, o prence,
 perché il mio cor non vedi;
 va'; più caro mi sei di quel che credi.
 MIRTEO
 
    A te risorge accanto
 la speme nel mio sen,
670come dell'alba al pianto
 sull'umido terren
 risorge il fiore.
 
    Se guida mia si fa
 l'amica tua pietà,
675non temo del mio ben
 tutto il rigore. (Parte)
 
 SCENA VI
 
 SEMIRAMIDE sola
 
 SEMIRAMIDE
 Di Scitalce il rifiuto
 è una prova d'amor. Questa mi toglie
 de' tradimenti suoi
680l'immagine dal cor; questa risveglia
 le mie speranze e questa
 mille teneri affetti in sen mi desta.
 T'intendo amor; mi vai
 la sua fé rammentando e non gl'inganni.
685Quanto facile è mai
 nelle felicità scordar gli affanni.
 
    Il pastor se torna aprile
 non rammenta i giorni algenti;
 dall'ovile all'ombre usate
690riconduce i bianchi armenti
 e l'avene abbandonate
 fa di nuovo risuonar.
 
    Il nocchier placato il vento
 più non teme e si scolora;
695ma contento in su la prora
 va cantando in faccia al mar. (Parte)
 
 SCENA VII
 
 Appartamenti terreni.
 
 IRCANO strascinando a forza SIBARI
 
 IRCANO
 Sieguimi. Invan resisti.
 SIBARI
 Ma che vuoi?
 IRCANO
                            Che a Tamiri
 discolpi il mio rifiuto.
 SIBARI
                                           E come?
 IRCANO
                                                             A lei
700scoprendo il ver. Tu le dirai ch'io l'amo,
 che per non ber la morte
 la ricusai, ch'era la tazza aspersa
 di nascosto velen, che tua la cura
 fu d'apprestarlo...
 SIBARI
                                   E pubblicar vogliamo
705un delitto comun? Fra lor di colpa
 differenza non hanno
 chi meditò, chi favorì l'inganno.
 IRCANO
 D'un desio di vendetta
 voglio esser reo, non d'un rifiuto. Andiamo.
 SIBARI
710Senti. (Al riparo). Io parlerò se vuoi;
 ma col parlar scompongo
 un'idea più felice.
 IRCANO
                                    E qual?
 SIBARI
                                                     Non hai
 pronte tu su l'Eufrate a' cenni tuoi
 navi, seguaci ed armi?
 IRCANO
                                            E ben, che giova?
 SIBARI
715Ai reali giardini il fiume istesso
 bagna le mura e si racchiude in quelli
 di Tamiri il soggiorno; ove tu voglia
 col soccorso de' tuoi
 l'impresa assicurar, per tal sentiero
720rapir la sposa e a te recarla io spero.
 IRCANO
 Dubbio è l'evento.
 SIBARI
                                    Anzi sicuro; ogniuno
 sarà immerso nel sonno; a quest'insidia
 non vi è chi pensi; incustodito è il loco.
 IRCANO
 Parmi che a poco a poco
725mi piaccia il tuo pensier; ma non vorrei...
 SIBARI
 Eh dubitar non dei; fidati, io vado
 mentre cresce la notte
 il sito ad esplorar; tu co' più fidi
 dell'Eufrate alle sponde
730sollecito ti rendi.
 IRCANO
 A momenti verrò, vanne e m'attendi.
 SIBARI
 
    Vieni, che in pochi istanti
 dell'idol tuo godrai;
 e ogni rival farai
735d'invidia impallidir.
 
    Piangano i folli amanti
 per ammollire un core;
 per te non fece amore
 le strade del martir. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 IRCANO, TAMIRI e poi MIRTEO
 
 IRCANO
740Ah non si perda un solo istante. Oh come
 delusi rimarranno
 se m'arride il destino
 e Scitalce e Mirteo, Tamiri e Nino! (In atto di partire)
 TAMIRI
 Che si fa? Che si pensa? Ancor non turba
745il valoroso Ircano
 né pur con la minaccia i sonni al reo?
 IRCANO
 Hai difensor più degno. Ecco Mirteo. (Addita ironicamente
 Mirteo che viene; e parte)
 TAMIRI
 Mirteo son vendicata?
 È punito Scitalce?
 MIRTEO
                                    Egli di Nino
750è prigionier. Come assalirlo?
 TAMIRI
                                                       E Nino
 perché l'imprigionò?
 MIRTEO
                                         Perché ti offese
 nella sua reggia; e vuole
 della sorte del reo
 che decida Tamiri.
 TAMIRI
                                     Addio Mirteo. (In atto di partire in
 fretta)
 MIRTEO
755Dove?
 TAMIRI
                A Nino. (Come sopra)
 MIRTEO
                                 Ah sì presto
 tiranna m'abbandoni?
 TAMIRI
                                            (Aimè!) (Impaziente)
 MIRTEO
                                                              Lo veggo,
 nacqui infelice.
 TAMIRI
                               (Oh che importuno!) (Come sopra)
 MIRTEO
                                                                       Ascolta.
 Non ho pace per te; de' miei sospiri
 tu sei l'unico oggetto...
 TAMIRI
760Mirteo cangia favella o cangia affetto.
 Io tollerar non posso
 un querulo amator che mi tormenti
 con assidui lamenti,
 che mai pago non sia, che sempre innanzi
765mesto mi venga, e che tacendo ancora
 con la fronte turbata
 mi rimproveri ognor ch'io sono ingrata.
 
    L'eterne tue querele
 soffribili non sono;
770odiami; ti perdono,
 se amar mi vuoi così.
 
    Co' pianti dell'aurora
 cominciano i tuoi pianti;
 né son finiti ancora
775quando tramonta il dì. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 MIRTEO, SEMIRAMIDE e SIBARI
 
 MIRTEO
 Più sventurato amante
 non v'è di me.
 SEMIRAMIDE
                             Né giunge ancor? S'affretti (Verso la scena)
 Scitalce.
 MIRTEO
                   Ah se sapessi
 signor quai torti io soffro...
 SEMIRAMIDE
                                                   Un'altra volta
780gli ascolterò. Parti per ora.
 MIRTEO
                                                  Oh dio!
 Un solo istante...
 SEMIRAMIDE
                                 E ben che fu? Ti spiega
 ma spedisciti.
 MIRTEO
                             Il fasto
 dell'ingrata Tamiri...
 SIBARI
                                         Il prigioniero, (A Semiramide)
 signore, è qui.
 SEMIRAMIDE
                             Fa' che s'appressi. (Parte Sibari)
 MIRTEO
                                                                Il fasto...
 SEMIRAMIDE
785Lasciami solo.
 MIRTEO
                             E udir non vuoi...
 SEMIRAMIDE
                                                               Non posso. (Con
 impazienza)
 MIRTEO
 Deh per pietà...
 SEMIRAMIDE
                                Mirteo (Con impeto)
 t'imposi di partir; basti. Codesta
 tua soverchia premura è poco accorta.
 MIRTEO
 Ah per me la pietà nel mondo è morta. (Parte)
 
 SCENA X
 
 SEMIRAMIDE, SCITALCE, SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
790Come mi balza in petto
 impaziente il cor! Più non poss'io
 con l'idol mio dissimular l'affetto.
 SCITALCE
 Eccomi. A che mi chiedi?
 SEMIRAMIDE
                                                 Or lo saprai. (A Scitalce)
 Sibari t'allontana. (A Sibari che parte)
 SCITALCE
                                     A nuovi oltraggi
795vuoi forse espormi?
 SEMIRAMIDE
                                       Oh dio!
 Non parliam più d'oltraggi. Io di tua fede
 tutto il valor conosco.
 Di Tamiri il rifiuto
 m'intenerì; mi fe' veder distinto
800che vero è l'amor tuo, che l'odio è finto.
 Deh non fingiamo più; dimmi che vive
 nel petto di Scitalce il cor d'Idreno.
 Io ti dirò che in seno
 vive del finto Nino
805Semiramide tua, che per salvarti
 ti resi prigionier, ch'io fui l'istessa
 sempre per te, che ancor l'istessa io sono;
 pace pace una volta, io ti perdono.
 SCITALCE
 Mi perdoni! E qual fallo?
810Forse i tuoi tradimenti?
 SEMIRAMIDE
                                               Oh stelle! Oh dei!
 I tradimenti miei! Dirlo tu puoi?
 Tu puoi pensarlo?
 SCITALCE
                                    Udite! Ella s'offende
 come mai non avesse
 tentato il mio morir, com'io veduto
815non avessi il rival, come se alcuno
 non m'avesse avvertito il mio periglio.
 Rivolgi altrove o menzognera il ciglio.
 SEMIRAMIDE
 Che sento! E chi t'indusse
 a credermi sì rea?
 SCITALCE
                                    So che ti spiacque;
820la tua frode svanì; dell'innocenza
 i numi ebber pietà.
 SEMIRAMIDE
                                       Quei numi istessi,
 se v'è giustizia in cielo,
 dell'innocenza mia facciano fede.
 Io tradir l'idol mio? Tu fosti e sei
825luce degli occhi miei,
 del mio tenero cor tutta la cura.
 Ah se il mio labbro mente,
 di nuovo ingiustamente,
 come già fece Idreno,
830torni Scitalce a trapassarmi il seno.
 SCITALCE
 Tu vorresti sedurmi; un'altra volta
 perfida m'ingannasti;
 trionfane e ti basti;
 più le lagrime tue forza non hanno.
 SEMIRAMIDE
835Invero è un grand'inganno
 a uno straniero in braccio
 sé stessa abbandonar, lasciar per lui
 la patria e il genitore;
 se questo è inganno, e qual sarà l'amore?
 SCITALCE
840Eh ti conosco.
 SEMIRAMIDE
                            E mi deride! Udite
 se mostra de' suoi falli alcun rimorso!
 Io priego, egli m'insulta,
 io tutta umile, egli di sdegno acceso;
 la colpevole io sembro ed ei l'offeso.
 SCITALCE
845No no, la colpa è mia, purtroppo sento
 rimorso al cor ma sai di che? D'un colpo
 che lieve fu né vendicommi allora.
 SEMIRAMIDE
 Barbaro, non dolerti, hai tempo ancora.
 Eccoti il ferro mio, da te non cerco
850difendermi, o crudel; saziati, impiaga,
 passami il cor; già la tua mano apprese
 del ferirmi le vie. Mira, son queste
 l'orme del tuo furor.
 SCITALCE
                                        (Se più l'ascolto,
 mi scordo i torti miei).
 SEMIRAMIDE
                                             Ti volgi altrove?
855Riconoscile ingrato e poi mi svena.
 SCITALCE
 Va', non ti credo.
 SEMIRAMIDE
                                  Oh crudeltade!
 SCITALCE
                                                                Oh pena!
 SEMIRAMIDE
 
    Crudel! Morir mi vedi;
 e il mio dolor non credi!
 E insulti al mio dolor!
 
 SCITALCE
 
860   Empia! Mi sei palese;
 e vanti ancor difese!
 E vuoi tradirmi ancor!
 
 SEMIRAMIDE
 
    Che crudeltà!
 
 SCITALCE
 
                               Che inganno!
 
 A DUE
 
 Che affanno è quel ch'io sento!
865Sei nata
                   per tormento
 Sei nato
 barbara
                  del mio cor.
 barbaro
 
    Qual astro in ciel splendea
 quel dì che un'alma rea
 seppe inspirarmi amor?
 
 Fine dell’atto secondo